Esiste una classificazione dei formaggi in base a diverse qualità
produttive, fisiche e chimiche. Prima tra tutti nella classificazione, è l'acidità, poi il contenuto di grassi e la
zona di provenienza.
Altro fattore importante per la classificazione è la
consistenza della pasta. I formaggi con un contenuto di acqua superiore al 40%
sono considerati a pasta molle, un contenuto inferiore a questo valore
definisce quelli a pasta dura. La pasta è inoltre classificata in base
al modo in cui è lavorata durante la produzione. Si dicono a pasta cruda
quei formaggi che non prevedono la cottura della cagliata dopo la rottura.
I
formaggi freschi e i formaggi a pasta molle appartengono generalmente a questa
categoria. Nel caso in cui la cagliata venga cotta dopo la rottura alla
temperatura di 44-45°C, i formaggi sono classificati in pasta semicotta,
alla temperatura di 54-55°C si classificano invece in pasta cotta.
Si
classificano invece a pasta filata quei formaggi la cui cagliata viene
lasciata a maturare nel siero caldo e acido per alcune ore con lo scopo di
conferire plasticità alla pasta. Sono erborinati
o blu, quei formaggi a cui è stato aggiunto nel latte in lavorazione,
che, grazie ai fori praticati sulla pasta che consentono l'ingresso di aria,
svilupperanno la caratteristica muffa.
Anche la stagionatura definisce la
classificazione del formaggio, che può essere lenta quando supera i 6
mesi, media da 1 a 6 mesi, rapida inferiore a un mese, assente
per i formaggi di pronto consumo.
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